La Storia

Scritto il 18/01/2017
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Il castello Manfredonico di Mussomeli fu fatto edificare nel 1364 (o 1367) da Manfredi II Chiaramonte molto probabilmente su un precedente casale arabo e completato agli inizi del 1400.

In realtà fu abitato sin dal 1374 quando era già arredato e alcuni mobili erano stati scavati nella roccia, come sedili, armadietti, cucine ed altro. A testimoniare ciò, la visita che il 13 Novembre dello stesso anno fecero il re Federico III d’Aragona e la regina Antonia del Balzo.

Nel 1391 al vecchio Manfredi succedette il cugino Andrea Chiaramonte, cavaliere audace e coraggioso. Nel castello fu organizzata una riunione dei più potenti baroni siciliani per resistere agli Aragonesi, ma il patto raggiunto non fu mantenuto dai baroni e Andrea, abbandonato da tutti, fu fatto arrestare e condannare a morte l’1 Giugno 1392 in Piazza Marina, a Palermo.

Dopo questo tragico evento a Mussomeli si succedettero diversi signori: i Moncada de Prades, Castellar de Valenza, Perapertusa, Ventimiglia e i Campo che vi rimasero per circa ottant’anni.

Nel 1546 la signoria passò a Don Cesare Lanza fino all’abolizione della feudalità nel 1812. Don Cesare, uno dei personaggi più influenti dell’epoca, fondò il monastero delle Benedettine, fece costruire la torre dell’orologio e la conduttura dell’acqua del bosco, esercitò il commercio e migliorò ogni attività della sua contea, rendendo la vita più dignitosa dei suoi agricoltori.

Purtroppo però raramente viene ricordato per tutto ciò che di positivo fece in queste terre. Il suo nome invece, è entrato nella leggenda per l’efferato omicidio della figlia Donna Laura, baronessa di Carini. A Don Cesare Lanza successe il figlio Don Ottavio Lanza e Centelles, conte di Mussomeli e barone di Trabia, e i suoi discendenti che abitarono il castello sino al 1603 e arricchirono il paese con il palazzo del Principe, la caratteristica Fontana del Nettuno e tante altre costruzioni. In seguito il castello fu adibito a carcere e poi abbandonato.

Nel 1909-10, per incarico dell’Onorevole Pietro Lanza, principe di Trabia, il castello fu restaurato.